Con la nascita del Parco nazionale dell'Aspromonte, che ingloba nel suo perimetro una delle tre aree protette del vecchio Parco nazionale della Calabria, nacque la necessità; di una forma integrata di gestione di un'area protetta in Sila che coinvolgesse anche le due aree protette rimaste con sede vacante, aree che erano più che altro una sorta di "riserva naturale" anzichè delle aree integranti di un parco nazionale, considerate insufficienti al cospetto dell'enorme patrimonio bio-genetico custodito dalla Sila che bisognava tutelare.

 

Origini
La storia del Parco nazionale della Sila ha una storia legislativa lunga quasi un secolo, già  nel 1923 si discuteva della:
« ...necessità di un parco nazionale in Calabria, che abbia come centro la Sila e si irradi a comprendere le zone che le sono attorno è oggi improrogabile. Non si tratta soltanto di conservare le tracce del primo manto boschivo che ebbe l'Italia, la cosiddetta "Silva", ma la fauna, la flora e la natura geologica di quel magnifico massiccio dell'Appennino con le linee di paesaggio che non hanno eguali al mondo... »
(Antonino Anile, deputato calabrese, disegno di legge per l'Istituzione di un parco nazionale in Sila, 1923)

Purtroppo il disegno di legge, a differenza degli altri due D.L. che erano riusciti a portare all'istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso e di quello dell'Abruzzo, non riuscì a completare il suo iter, finendo per decadere. Le necessità  dell'istituzione di un parco nazionale erano poggiate sulla difficile situazione che le foreste silane vivano sin dalla fine del 1700, devastate a più riprese da atti di usurpazione delle aree demaniali perpetrate da privati, pronti a disboscare le terre per metterle a coltura. Tutto ciò generò un pesante conflitto sociale che spesso sfociava in atti incendiari verso lo stesso bosco, ritenuto esso stesso "ladro di terra" da parte dei contadini e pastori, atti dolosi così gravi da far intervenire il governo centrale che inviò in varie occasioni funzionari statali per prendere atto e visione dei danni perpetrati al bosco e per mitigare le tensioni sociali.

Anche se in realtà forme di avversione da parte di agricoltori e contadini ed in particolare da parte di gruppi di ordini religiosi differenti, avvennero già dal 1200 quando monaci dell'ordine basiliano si sentirono depredati dai monaci florensi ai quali furono donati ampi territori silani. Grosse opere di disboscamento avvennero poi ad inizio secolo scorso da parte di grandi industrie boschive straniere, che fecero risaltare anche nelle alte sfere politiche il problema della salvaguardia delle foreste silane: questo momento è ritenuto l'inizio simbolico della pratica istituzionale del Parco della Sila.

Le prime iniziative
Il primo atto legislativo fu il disegno di legge di Antonino Anile a favore dell'istituzione del Parco. Alla sua decadenza però, non fecero seguito altre iniziative similari, ma solo esposti o annunci giornalistici e dichiarazioni politiche mai però veramente finalizzate allo scopo dell'istituzione di un'area protetta. Si arrivò così ad un affievolimento delle stesse iniziative a favore del Parco quando le aree più interne della Sila che fino ad inizio secolo scorso erano fondamentalmente selvagge e pressochè prive di forme di antropizzazione permanente (ad esclusione del paese di San Giovanni in Fiore), cominciarono a subire un rapido aumento della popolazione e il sorgere di numerosi villaggi rurali.
La costruzione della ferrovia trans-silana in progetto già  da alcuni decenni e che avrebbe dovuto collegare Cosenza con Crotone, insieme all'intensificarsi dello sfruttamento delle aree boschive, portarono nel periodo del dopo guerra ad una situazione drammatica per le foreste della Sila; situazione che ebbe il suo apice con il pegno di guerra da parte delle forze anglo-americane che disboscarono ampie aree dell'acrocoro calabrese. La situazione divenne allarmante in quanto frequenti erano gli smottamenti e forme di erosioni gravi dei costoni silani, tant'è che una prima forma di protezione da parte della neonata repubblica italiana, fu l'istituzione dell'Opera di Valorizzazione della Sila, che ebbe fra gli scopi primari, quello di ripristinare le foreste danneggiate con ampi interventi di rimboschimento.
Istituzione legislativa
Lago Ampollino
L'attenzione sulla protezione dei boschi della Sila subì  una forma di generalizzazione nel 1968 che portò all'istituzione delle 3 aree protette facenti parte del Parco nazionale della Calabria, uno dei 5 parchi storici d’Italia istituito nel 1968 (legge n. 503 del 2/4/68). In realtà prima di stabilire il Parco della Calabria, nel 1960 venne avanzata una nuova proposta di legge per l'istituzione del Parco nazionale della Sila con perimetro e caratteristiche ben definite; lo stesso accadde nel 1963. La proposta avanzata da politici locali di sinistra si scontrò con l'altra parte della politica calabrese contraria all'istituzione del Parco, fomentata dalle associazioni venatorie che avanzavano preoccupazioni riguardo al futuro della caccia in Calabria. Le divergenze fra le due posizioni politiche portò al compromesso del 1968 con la creazione del Parco nazionale della Calabria che in realtà nulla aveva di un Parco nazionale[11], dalla mancanza dell'Ente Parco (la gestione delle tre aree protette venne affidata all'allora "Azienda di Stato per le Foreste Demaniali"), alla continuità territoriale, con la creazione di 3 Riserve distanti fra loro decine di chilometri.
Inaugurazione della sede dell'Ente Parco Nazionale della Sila nel 2006, con Alfonso Pecoraro Scanio (allora Ministro dell'Ambiente), Mario Oliverio (Presidente della Provincia di Cosenza), Diego Tommasi (allora Assessore regionale all'ambiente) e l'arcivescovo di Cosenza-Bisignano Salvatore Nunnari
Dall'iter storico, ed in particolare da quest'ultimo atto, emerse un acuto disinteresse della politica locale riguardo ai temi ambientali, poco propenso nell'accomodare antiche richieste e pretese di attenzione verso le aree protette, raggirando in maniera semplicistica e fin troppo superficiale l'ostacolo. Le tre aree istituzionalizzate come protette inoltre, erano sì delle aree di alto pregio naturalistico, ma cingevano a se solo aree demaniali della Regione Calabria, escludendo aree private di grande pregio. A conclusione dell'iter che portò all'istituzione del Parco della Calabria, pesa certamente anche il difficile periodo socio-economico in cui versava la regione, con la politica locale concentrata più che altro verso altri obiettivi, trascurando le peculiarità ambientali delle montagne calabresi.
La sferzata necessaria a far nascere il Parco della Sila verrà  data dopo alcuni determinati avvenimenti, fra i quali
l'emanazione della legge quadro sulle aree protette del 1991 n. 394;
la creazione del Parco nazionale dell'Aspromonte nel 1989, e del Parco del Pollino nel 1993, confermate dalla legge n. 394;
la soppressione di una delle 3 aree del Parco nazionale della Calabria assorbita dal neo Parco nazionale dell'Aspromonte;
l'intenzione di gestire le restanti 2 aree, come una sorta di laboratorio naturalistico sperimentale
Gli ultimi due avvenimenti segnarono in maniera incisiva l'iter dell'istituzione del Parco, in quanto il Parco della Calabria, o ciò che restava di esso, fu eliminato dagli elenchi dei Parchi nazionali d'Italia[11]. Negli anni '90, nonostante il periodo favorevole a nuove istituzioni di parchi nazionali, sulla possibilità  di istituire il Parco nazionale della Sila poche e flebili erano le speranze, alimentate solo dalla volontà  di alcune associazioni ambientaliste ed in particolare di Legambiente. Attraverso le sollecitazioni delle associazioni nel 1992 si propose una nuova bozza di d.d.l. con perimetrazione precisa del Parco che abbracciava 3 Province e le 3 aree geografiche silane, dalla Greca a nord, fino alla Piccola a sud. La proposta di Legambiente e di alcuni comitati promotori, trovò la benevolenza da parte di politici locali di entrambi gli schieramenti, che presentarono in Parlamento una bozza creata sulle linee guida proposte dalle associazioni. Nonostante l'iter si rivelò assai difficoltoso, l'8 ottobre del 1997 con l'art. 4 della legge n. 344, venne formalmente istituito il Parco nazionale della Sila, a ben 75 anni dalla prima formulazione proposta da Antonino Anile.
Territorio
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Geologia e Geomorfologia
La storia geologica del territorio del Parco ricalca la storia della Sila, un acrocoro, un massiccio montuoso formato essenzialmente da due gruppi di litologie: rocce magmatiche e rocce metamorfiche, che occupano l'area centrale granitica, attorno la quale si estendono margini collinari calcarei formati da rocce sedimentarie terziarie e quaternarie[13]. Il complesso di rocce metamorfiche sottoposto a rocce magmatiche di tipo granitico formando il maggior tipo litologico di affioramento. Questo complesso di rocce farebbe risalire la Sila ad un'orogenesi e ad una struttura geologica simile alle Alpi, tant'è che Giovanni Marinelli nel 1898 coniò la denominazione di "Alpi Calabresi". Il suolo dell'€™altipiano è formato dalla degradazione delle rocce fatte di granito, diorite, scisti, micascisti, gneiss e porfidi,  si differenzia da quello dellâ'Appennino calcareo, con notevole caratteristica diversità  vegetativa.
Rocce di affioramento presso il Monte Volpintesta
Le rocce presenti in Sila e nell'area del Parco in particolare, offrono la sensazione di essere state sovrapposte ed inserite nel territorio durante il periodo del Miocene medio, in una posizione che si può chiaramente definire subaerea o semi-sommersa. Ciò spiegherebbe come l'acrocoro silano sia stato coinvolto nei processi di modellazione della superficie che sono avvenuti sin dalla formazione dell'altipiano, sin dal Miocene stesso. Tale processo di modellazione è dovuto ad una forma di erosione, e come spiegherebbe il geologo Pierre Gueremy, sul territorio silano si sarebbero concentrate due forme erosive, una di tipo meccanico, con erosione, trasporto e messa sul posto delle rocce e di tutti i materiali geologici, ed un'altra forma di tipo chimico legata alle caratteristiche ed agli effetti climatici del Miocene terminale e del Pliocene.
Glaciazioni
La Sila porta ancora oggi ampie tracce dei passaggi climatici che l'hanno coinvolta. I climi finora accertati sono: tropicale, temperato, glaciale, periglaciale, temperato freddo e temperato caldo. Pare che il territorio non abbia avuto ghiacciai, poichè il periodo climatico con temperatura  bassa riscontrata e quella periglaciale, molto prossima ai ghiacciai.
Aree geografiche
Vallata di San Nicola in Sila Grande
Il perimetro del Parco abbraccia perimetralmente tutte e tre le regioni silane (Sila Greca, Sila Grande, Sila Piccola). Le aree più coinvolte sono la Sila Grande e quella Piccola, mentre solo i territori con maggiore interesse naturalistico della Sila Greca sono stati inclusi nel Parco.
Per quanto riguarda la fascia della Sila Greca che è l'area più a nord, questa èla meno coinvolta. Il Parco abbraccia il comprensorio del Monte Paleparto (1.481 m), del Monte Altare (1.653 m) e del Monte Sordillo (1.551 m); quest'area geografica termina con il lago Cecita e il pianoro di Campo San Lorenzo che però non rientrano nei confini del parco della Sila.
La fascia centrale è quella della Sila Grande, l'area più estesa e che comprende le maggiori cime di tutto il Parco, oltrechè tutti i principali bacini idrici, le varie SIC e ZPS; le principali vette che fanno parte di questa fascia sono il Monte Botte Donato (1.929 m) il più alto monte della Sila, il Montenero (1.881 m), le Montagne della Porcina (1.826 m), il Monte Curcio (1.768 m), il Monte Volpintesta (1.729 m), il Monte Carlomagno (1.669 m) e il Monte Scuro (1.621 m); i bacini idrici appartenenti al Parco che rientrano in questa fascia sono il lago Arvo e il lago Ariamacina;
Il centro storico di Zagarise
compare erroneamente su alcune cartine geografiche anche l'ormai ex Lago Votturino, svuotato tra la fine degli anni '80 e gli inizi degli anni '90; di questa fascia fanno parte anche le grandi vallate di Macchiasacra e Macchialonga, oltre a numerose altre vallate minori; questa parte geografica termina con il lago Ampollino che delimita l'ultima area silana;
La fascia della Sila Piccola inizia dal lago Ampollino fino a giungere presso i villaggi turistici del catanzarese; fanno parte del Parco la fascia del Monte Scorciavuoi (1.745 m), con le cime del Timpone della Guardiola (1.667 m) e del Timpone della Monaca (1.598 m), separato tramite la Valle del Tacina con la fascia del Monte Gariglione (1.765 m), con le cime del Petto di Mandra (1.681 m), del Cozzo del telegrafo (1.679 m ) e del Timpone Morello (1.665 m), questa fascia separata tramite il Vallone del Soleo dall'ultima fascia della Sila Piccola e del Parco, quella del Monte Femminamorta (1.730 m), con le cime del Timpone Vecchio (1.648 m) e della Timpa del Cucco (1.507 m); nella fascia della Sila Piccola numerose sono le vallate fra le quali la principale è certamente la Valle del Savuto, solcata dall'unico grande fiume silano che sfocia nel mar Tirreno.
Le acque
La Sila è la parte territoriale più piovosa della Calabria e vi insitano su questo territorio i principali bacini idrici, oltrechè vi nascono e scorrono sulla Sila, anche i principali corsi d'acqua regionali. Gli attuali laghi silani sono tutti artificiali, realizzati nella prima metà  del secolo scorso. I bacini sono stati realizzati in aree particolarmente paludose, presso ampie vallate, particolarmente favorevoli nell'ospitare bacini idrici, considerando la posizione geografica e la geologia del terreno.
I fiumi
I principali corsi d'acqua che attraversano l'area del Parco sono il fiume Crati e il fiume Neto, i due più lunghi ed importanti fiumi della Calabria. Ad essi si associano una serie di affluenti, alcuni molto rilevanti per simbiosi biogenetica.
I laghi
I laghi silani che ricadono nel territorio del Parco sono 3: il lago Ampollino, il lago Arvo e il lago Ariamacina. Vi è inoltre un bacino, ad oggi completamente vuoto, che è il lago Votturino, anch'esso presente nel territorio del Parco.
Da segnalare è la presenza accertata di alcuni laghi del passato, estinti migliaia di anni fa a causa di forme di erosione delle loro soglie.
Questi laghi sono il Mucone, che interessava pressochè l'areal dell'attuale lago Cecita, e il lago Trionto, sito in località  Difesella di Trionto.
Rive del lago Arvo
In entrambi i casi sono state trovate tracce di depositi pleistocenici contenenti materiale organico, elementi che farebbero presupporre l'esistenza dei laghi.
Aria
Secondo recenti studi condotti dal Ricercatore Stefano Montanari, direttore del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, in collaborazione con Antonietta Gatti, in Sila e nello specifico, in un'area del parco precisamente nel villaggio di Tirivolo una località  di Zagarise ai piedi di Monte Gariglione, si respirerebbe l'aria più pulita d'Europa.
Parte di questo articolo contiene informazioni estratti dal sito wikipedia.org, parks.it e parcosila.it
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