La Sila? Da queste parti siamo soliti chiamarla anche "mula bizzarra", perché quando meno te l'aspetti può far freddo o fare neve, proprio come una mula che scalcia all'improvviso. E quando nevica, nevica così tanto che sembra di stare in Norvegia o in Canada». Pietro, agente del corpo forestale dello Stato, svela così un volto inedito della Calabria. Non solo coste, laghi e acque trasparenti, ma un immenso tappeto di velluto bianco che, in inverno, richiama centinaia di

 

appassionati di sci da fondo e da discesa e amanti delle ciaspole. E pensare che il Parco Nazionale della Sila, uno degli altipiani tra i più estesi (oltre 74 mila ettari compresi tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone), tanto da essere definito "il gran bosco d'Italia", si trova proprio al centro di due mari, il Tirreno e lo Jonio. Ciò nonostante, la zona si ricopre spesso di coltre bianca. Quando tutto è avvolto dal candore, si riesce solo a intravedere lo scoiattolo nero, con una macchia bianca al collo, suo segno distintivo, che si arrampica veloce tra le fronde. É una specie diversa da quella conosciuta nel resto d'Italia e d'Europa, più grande nel corpo. Lo chiamano Zaccanella in dialetto (il suo nome è Vulgaris Sciurus) per la sua vivacità ed è uno dei pochi animaletti che non va in letargo: ha una grande coda che nelle giornate fredde si avvolge tutta intorno e gli fa quasi da sciarpa, proteggendolo, tanto che nei mesi freddi prolunga la sua permanenza all'interno della tana. Oppure, si possono scorgere le orme del lupo, detto lo "spazzino del bosco". Per sprecare meno energia a muoversi nella neve, il lupo segue e utilizza le impronte di altri animali. A ricordare il lupo, simbolo del parco, c'è una frase riportata all'ingresso del centro visitatori al Cupone, nel comune di Spezzano della Sila: «io sono il lupo. La fame è la mia compagna. La solitudine la mia sicurezza, un'eterna triste condanna. Io sono l'istinto. Passi svelti nella notte, il freddo è il mio giaciglio». Un'esortazione a non aver paura di questi animali, tanto che la mascotte ufficiale voluta dall'Ente Parco è proprio un simpatico lupacchiotto, battezzato Silotto da Silva, che insieme ai suoi amici della "compagnia del bosco", guida ed educa i bambini al rispetto della natura. Il centro visite merita una sosta: è stato costruito all'interno di una segheria del 1939 e sono ancora visibili le "rotaie" che portavano i carrellini della legna e i macchinari di una volta. Da qui parte diversi sentieri naturalistici, da fare, in questo periodo, con le racchette da neve, e fa immergere subito nella fitta foresta di pini laricio silani, caratterizzati da un tronco con le tipiche incisioni a spina di pesce che servivano per la raccolta della resina. Il clou è a fine febbraio (date ancora da definire) quando si può assistere ad uno spettacolo unico, messo in scena sul palco del teatro della natura: le corse amatoriali con slitte (Dogs on the Snow) trainate da cani, con musher provenienti da tutta Europa, tra le vette Monte Curcio e Monte Botte Donato. La natura selvaggia e incontaminata, i lunghi filari di alberi, i laghi pedemontani ghiacciati e la neve che nasconde gli spazi e ferma il tempo, danno la sensazione di trovarsi all'interno di una cartolina. Il silenzio è ritmato solo dal respiro canino, mentre il movimento è segnato dal vento che gela il fiato. «Tra i nostri obiettivi, ci dice Sonia Ferrari, il commissario dell'Ente Parco, docente di marketing all'università della Calabria e unica donna a presiedere un parco nazionale, c'è quello di creare una scuola per la promozione di questo sport».

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