Complesso orografico ben distinto e caratteristico, posto al centro della penisola calabrese, l'Altopiano della Sila è un po il cuore boschivo e storico della stessa Calabria. Il suo nome dervia dal greco, poi latinizzato in Silva con riferimento alle fitte e sconfinate foreste di conifere che oggi si estendono per 150.000 ettari, ma che nel passato ricoprivano un'area molto più vasta. L'ossatura geologica della Sila è cotituita da rocce cristalline, ed in parte da graniti. Gli orli dell'altopiano sono formati da diverse formazioni rocciose tra cui scisti e gneiss sul versante occidentale, calcari cristallini a nord, argille e marne plioceniche ad est, arenarie mioceniche e argille a sud. Insieme al Massiccio dell'Aspromonte, ed alla Catena delle Serre, la Sila appartiene alle cosiddette Alpi Calabresi, gruppi montuosi cioè che hanno una orogenesi più remota rispetto all'appennino italiano, che invero termina a sud con i due massicci contigui del Pollino e del Pellegrino. Morfologicamente la

 

 

Sila si presenta come un unico blocco circolare ben distinto solcato all'interno da un vero dedalo di valli sul cui fondo scorrono innumerevoli corsi d'acqua. Nonostante l'evidente omogeneità ambientale e del paesaggio, la Sila viene suddivisa comunemente in tre settori. La Sila Greca a settentrione, deve il suo nome agli influssi culturali bizantini ed albanesi, si estende dai confini della piana di Sibari fino alle valli dei fiumi Mucone a sud-ovest e Trionto a sud-est. Elemento dominante questo tratto di Sila sono gli ampi boschi di latifoglie che ricoprono i rilievi del Monte Paleparto di 1.481 metri, la Serra Castagna di 1.310 metri ed il Cozzo del Pesco alto 1.183 metri, dove si trova uno dei boschi di castagno tra i più antichi d'Italia. A sud degli alti corsi dei fiumi Mucone e Trionto, si estende la Sila Grande fino a lambire le valli del Savuto e il lago Ampollino. Questo è il cuore geografico della Sila, dove foreste di conifere si susseguono a perdita d'occhio, mentre un dedalo di ruscelli, torrenti e corsi d'acqua scendono da ogni dove per confluire nei tre grandi bacini artificiali dell'Arvo, del Cecita e dell'Ampollino. E' qui che la Sila assume i connotati di altopiano, modellato da morbide pendici boscose intervallate da ampie praterie d'alta quota, dalle quali gli imponenti rilievi sembrano piccole colline. Il Piano di Macchialonga si distende a 1.500 metri di quota contornato dalle avvolgenti cime dei monti Pettinascura di 1.708 metri, la Serra Ripollata di 1.682 metri e il Cozzo del Principe. A sud del Macchialonga, tra le valli del Neto e del Garga, si eleva il Monte Volpintesta di 1.740 metri che domina sul lago Ariamacina. Da nord si eleva la dorsale dei monti Altare e Sordillo che separa, con un lungo susseguirsi di foreste secolari tra cui la Fossiata ed il Fallistro, la valli del Trionto e del Mucone. Nel cuore della Sila Grande è posto il complesso del Monte Botte Donato, che rappresenta la massima vetta dell'altopiano con i suoi 1.928 metri. Sugli orli esterni il paesaggio della Sila Grande ad occidente declina verso le alte valli del Crati e del Savuto, in cui i monti sono percorsi da ripide forre e boschi fittissimi, mentre ad oriente la maggiore portata dei fiumi ha prodotto un'ampia erosione creando impressionanti gole invase dalla lussureggiante vegetazione. Al sud del lago Ampollino si estende infine la Sila Piccola a formare un grande arco convesso che da oriente parte con la Valle del Tacina per chiudere ad ovest con la valle del Savuto. In questa regione i tipici paesaggi ampi della Sila Grande si alternano ad habitat molto più angusti e tormentati. A sud del lago Ampollino si diparte una catena di rilievi che culmina con il Monte Scorciavuoi di 1.745 metri e prosegue a sud con la dorsale del Monte Gariglione, dove si trova uno dei boschi più antichi della Sila. Tra le due dorsali si dipana la Valle del Tacina, forse la più bella e integra di tutta la Sila. Tra il Monte Gariglione ed il Monte Femminamorta, di 1.723 metri, s'incunea la Gola del Soleo, così buia e scoscesa da essersi meritata il toponimo di Manca del Diavolo. Oggi oltre 73.000 ettari di superficie nel cuore dell'Altopiano della Sila sono protetti dall'istituzione del Parco Nazionale della Sila, al cui interno ricadono le riserve a salvaguardia degli antichi boschi primigeni come quelle di Fallistro, Gariglione e Gallopane.

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